Immagine semplice e potente, quella che ci offre il Vangelo odierno. Un luogo fisico, Betania, non lontano da Gerusalemme; un gesto, Gesù che alzando le mani benedice i suoi allora e noi oggi; una nuova condizione che illumina il nostro stare al mondo oggi: Gesù che sale al cielo con il nostro corpo risorto.
L’ascensione di Gesù non è un atto finale della sua vita terrena, quanto piuttosto l’inizio del tempo della Chiesa nella storia. Cioè del nostro tempo nella vita di tutti i giorni.
E con immensa schiettezza l’ascensione di Cristo ci rivela che il senso del tempo, cioè della nostra vita, non è la ricostituzione del regno per Israele, cioè una società dove finalmente si seguono unanimemente i comandamenti di Dio.
Questo umanamente ci piacerebbe, ed è questo che chiedono a Gesù risorto i suoi discepoli di allora e di sempre: è questo il tempo in cui ricostituirai il regno per Israele?
Ora invece è il tempo di non allontanarsi da Gerusalemme, cioè di vivere intensamente nella comunità cristiana.
E poi di attendere l’adempimento della promessa del Padre, cioè di desiderare lo Spirito Santo per essere finalmente immersi in lui.
E infine è questo il tempo di raccontare e far conoscere la persona di Gesù: di me sarete testimoni, ci chiede.
E poi predicare che il male può essere guarito e perdonato, e che davvero la vita può cambiare se la leghiamo al Signore Gesù: nel nome del Cristo saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati.
Perché state a guardare il cielo, chiedono uomini in bianche vesti agli apostoli imbambolati con gli occhi spalancati verso l’alto. Domanda utile anche per noi.
È buona cosa guardare al cielo non per restare passivi e sganciati dalla vita, ma per ricordare che lì c’è il nostro corpo risorto, legato per sempre a Cristo Dio e che ci attende al termine del nostro percorso terreno.
Per questo abbiamo pregato che i nostri cuori dimorino nei cieli.
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il vangelo
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.
(Lc 24,46-53)