Oggi il Signore Gesù ci dà un comando serio, luminoso, sconvolgente: amate i vostri nemici. Non è un optional, è un comando: a voi, io dico.
Ed è talmente fuori dalla portata umana che il Signore precisa con chiarezza che non è per tutti, ma innanzitutto per i discepoli, per chi ascolta e segue la sua Parola, per chi la mette sopra ogni cosa e la tiene come luce e guida per i propri desideri: a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici.
È come se il Signore si fosse fatto uomo per trasformarci come Lui, anzi in Lui, per renderci capaci di un amore più grande, sconfinato come quello del Padre, che è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
Come ci salvano queste parole, noi che siamo schiavi dell’istinto umano e della legge mondana della ritorsione! Come ci aiutano ad uscire dalla sindrome del collezionista di ingiustizie, che vuole ricordare soltanto i torti e le ingiustizie subite. Strada a fondo cieco, che ci fa consumare nella tristezza nel rancore, se non addirittura condurre alla vendetta e alla violenza.
Gesù però non ci lancia inviti che non siamo in grado di seguire con le nostre forze: ci offre innanzitutto l’amicizia con Lui e poi il lasciar risuonare in noi la sua Parola come strumento e forza per agire: a voi che ascoltate, esordisce.
Poi ci offre una via per risalire sino all’amore dei nemici, piccoli passi da compiere con pazienza: pregare per chi ci tratta male, poi benedire chi ci maledice, infine fare del bene a chi ci odia. E quasi senza accorgercene giungeremo all’amore del nemico.
E il Signore ci offre anche degli esempi concreti: chi ferisce la nostra dignità, chi prende le nostre cose, chi ci chiede senza restituire.
Nella prima lettura, uno splendido esempio è dato dal giovane Davide in fuga, che, avendone l’occasione, invece di uccidere perdona il re Saul, suo nemico.
Il Vangelo
Gesù disse ai suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro».
(Lc 6,27-36)