DIOCESI DI GORIZIA

Vera libertà

In questa domenica chiederemo a Dio Padre che ci doni la vera libertà. Ci stuzzica questo modo di parlare, perché ci fa sospettare che esista anche una libertà apparente o addirittura una libertà sbagliata, per così dire, che ci porta fuori strada nella vita.

La Parola di Dio ci rende liberi dal non sapere che cosa desidera il Signore Dio: quale uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare che cosa vuole il Signore? Così il libro della Sapienza.

A coloro che ascoltano il Signore e la sua Parola è data la sapienza, continua il testo biblico, e così i nostri sentieri sulla terra vengono raddrizzati. Dalle parole di Gesù abbiamo due esempi.

Lui ci offre la libertà dell’attaccamento esclusivo alle relazioni, per quanto belle e profonde esse siano: se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle, e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo, ci illumina il Signore.

Parole apparentemente dure, ma che ci salvano. Quasi a dire che le nostre relazioni sono come una tela dipinta splendidamente, ma che ha bisogno di una cornice per poterla appendere su qualche parete ed essere così contemplata.

Come nella seconda lettura odierna: l’apostolo Paolo scrive a Filemone, padrone dello schiavo fuggitivo Onesimo, e glielo rimanda non più come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo.

La comune fede in Gesù ha fatto ormai da cornice alle relazioni, trasformandole profondamente in relazioni fraterne.

La terza libertà che ci dona il Signore è dall’illusione di poter vivere senza combattere contro il male che è dentro di sé e attorno a sé.

Male che comincia dall’avidità e dall’affannarsi solo per le cose: chi non rinuncia ai suoi averi, non può essere mio discepolo, dice Gesù.

Grazie Signore, che ci doni la vera libertà.

_____________________________________________

il vangelo

Una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo».

(Lc 14,25-33)