DIOCESI DI GORIZIA

Incontro al Signore

Parlano i gesti in questa celebrazione, la Presentazione di Gesù al Tempio, che prende il posto della quarta domenica del tempo ordinario. Gesti che dicono della nostra vita, di chi siamo noi cristiani, della direzione della nostra esistenza.

La Chiesa chiede di radunarci un po’ fuori dalle mura del tempio e, con le candele benedette e accese, andare incontro al Signore entrando in chiesa cantando.

Che immagine potente ed evocativa della nostra esistenza di battezzati! La nostra vita cristiana sgorga da un incontro con il Signore e ci porta all’incontro con Lui.

Vivere per noi significa andare incontro al Signore con le nostre lampade accese, cioè con le nostre opere buone, non temendo neppure l’esito del nostro pellegrinaggio terreno, che sarà l’incontro e l’abbraccio con Lui.

Chissà se abbiamo ben presente questa natura gioiosamente relazionale della nostra fede cristiana; o se siamo ancora fermi all’osservanza di regole e precetti o, peggio, prigionieri di una religiosità naturale che ci spinge a onorare la divinità per scongiurare i suoi eventuali umori cattivi.

Una seconda luce viene accesa in questa festa: Gesù è presentato a Dio, a Lui offerto da Maria e Giuseppe in quanto primogenito, secondo la legge del Signore, ricorda l’evangelista Luca.

Per questo la sua vita sarà del tutto rivolta al Padre, del tutto dedicata al compiere la sua volontà, del tutto consacrata, diffondere il suo regno.

Ed è per questo che oggi celebriamo anche la giornata delle consacrate e dei consacrati, donne e uomini chiamati dal Signore a costruire il suo Regno e la sua Chiesa.

Un’ultima fiammella accesa illumina il dono prezioso della vita del bambino.

Guardando a Gesù piccolino, veniamo illuminati sulla preziosità e valore della vita di ogni bimbo, da quando cresce protetto nel grembo della mamma a quando è costretto a fuggire o soccombere sotto le bombe e la devastazione. Ricordiamolo, in questa 47a Giornata Nazionale per la Vita.

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il vangelo

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore –  come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.

(Lc 2,22-40)