Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare. Parole secche che sembrano non ammettere repliche, dette dal ricco proprietario all’amministratore accusato di sperperare i suoi beni.
Come non sentirci interpellati in prima persona ognuno di noi, che anche siamo amministratori in scadenza della vita che ci è stata donata, o meglio prestata?
A quali beni possiamo riferirci per domandarci se li stiamo usando bene, senza approfittarne?
Sicuramente il tempo, oggi sentito come merce forse la più preziosa. A volte sentiamo di non averne per questioni preziose, ma ci scivola via in quantità davanti a piccoli schermi e chissà quando ancora.
E poi il nostro corpo, con gli occhi, gli orecchi, le mani, i piedi… Dimensioni simboliche della nostra ricca articolata esistenza umana. Che cosa guardiamo, allora, che cosa ascoltiamo, come usiamo le nostre risorse personali come l’intelligenza e le emozioni, sono buone domande che possono rendere migliore la nostra vita.
Un bene preziosissimo, in questo mese a ciò dedicato, è il creato, di cui siamo chiamati ad essere custodi per costruire la casa comune, il nostro pianeta, in cui ogni essere umano possa trovare spazio per vivere.
Questa ricchezza, il creato, può spingere a erigere i muri, creare divisioni e discriminazioni, come ci ricordava Papa Francesco e oggi Papa Leone, addirittura a scatenare guerre terribili per pezzi di terra e risorse sotterranee, che comunque vengono dal Creatore.
Ma noi sappiamo di essere custodi del creato, e non approfittatori: semi di speranza, ci vede papa Leone.
I beni di cui disponiamo servono a creare relazioni giuste, non ad essere accumulati. Il tesoro inestimabile consiste in ciò che sappiamo donare, non in ciò che possediamo, come ci ricorda il Signore Gesù nella sua pungente parabola odierna.
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il vangelo
Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”».
(Lc 16,1-13)