ARCIDIOCESI DI GORIZIA

Regnare con te nella giustizia

Fa sorridere – oppure indignare… – noi cristiani l’assistere alle vicende e alle cronache dei re di oggi e di ieri o dei loro equivalenti, i ricchi e i potenti, se li confrontiamo con il nostro Re, Cristo Signore, che oggi celebriamo con solennità.

Il nostro Re lo vediamo sulla croce, senza potere e senza gloria. Sembra un vinto, più che un vincitore.

Come trono ha la croce, come corona le spine. Non abiti lussuosi, ma vergogno­samente spogliato; non anelli preziosi, ma chiodi che trafiggono le mani. Non ha tesori, ma viene venduto per la paga di un mese di un manovale, trenta denari. Davvero il suo Regno non è di questo mondo. Che cosa abbiamo da onorare e celebrare in Costui, allora, che cantiamo e riconosciamo come nostro Re e Signore dell’universo intero?

In lui l’amore di Dio scende tra noi e cambia e risana ogni cosa. Lo fa soltanto con la forza sconvolgente e impotente dell’amore divino.

Non ci ha conquistati questo Re, non ci ha condannati, non ha violato la nostra libertà con i suoi decreti, ma ha trasformato il nostro peccato in perdono e in grazia, la nostra morte in vita e in risurrezione, la nostra paura di Dio e del futuro in fede e in fiducia.

Ecco perché lo onoriamo e lo cantiamo Re e Signore dell’universo, certi che è capace anche di riscattare dalla fragilità e dalla caducità non soltanto questa nostra greve umanità, ma il creato intero, tessendo cieli e terra nuova.

Che cosa aspettiamo ad accoglierlo e a farlo diventare Signore della nostra vita?

Non facciamo come il popolo e la gente, che davanti alla croce guarda da lontano per vedere che cosa succede, ma diciamo al Signore: vorrei regnare con te, vorrei servire l’uomo con te.

Non deridiamo, come i soldati e i capi strafottenti, ma mettiamoci dalla parte di chi è deriso e umiliato.

Sii come il malfattore che guarda con fiducia a Gesù: ricordati di me, Signore, non delle mie colpe.

Così il Cristo sarà davvero Re e Signore della nostra vita.

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il vangelo

Il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso».

(Lc 23,35-43)