Che bella la festa odierna: ricca di buone notizie, traboccante di gioia e di coraggio. Contempliamo infatti la giovane Maria che è piena di grazia, kecharitomène, dice il Vangelo.
Non piena di paure, di stravaganza, di egoismo, ma colma di grazia, cioè della presenza di Dio, rivestita di quella bellezza che sprigiona da un cuore puro e da uno sguardo limpido.
La Parola del Signore ci invita oggi a risalire alle radici della storia dell’umanità, per farci comprendere che con Maria inizia una nuova creazione.
Infatti noi veniamo da Dio, siamo sue creature, lui ci sta donando il tempo, la vita e ogni cosa: com’è allora che abbiamo paura di lui e non invece di compiere il male? Com’è che ci nascondiamo da lui e non temiamo invece di esporre al mondo intero i nostri lati peggiori o ciò di cui vergognarci?
Oggi ci viene rivelato che il nemico dell’uomo e di Dio è all’opera in questo mondo; e da lui dobbiamo guardarci, non certo dal Signore.
Riascoltiamo con calma le parole di Paolo apostolo nella seconda lettura. Sta contemplando la vita nostra e dell’universo intero con gli occhi di Dio, con lo sguardo della fede in Cristo: non c’è un solo termine negativo!
Siamo benedetti, prescelti per essere pieni di vita, cioè santi, senza macchia di cattiverie, cioè immacolati, e così via.
Anche il Vangelo scaccia la paura di Dio ci apre alla gioia. Nell’eccomi della giovane ragazza Maria scopriamo chi siamo davvero noi esseri umani e come stare in questo mondo.
In lei, che ha detto avvenga in me la tua parola, intravediamo in anticipo Gesù che ci insegnerà a dire: sia fatta la tua volontà.
Diciamolo ogni mattina il nostro eccomi al Signore, magari con la preghiera dell’Angelus, come facciamo ogni giorno nel nostro Duomo, insieme alle nostre suore, che oggi ricordano la loro consacrazione.
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il vangelo
L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù». […]
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
(Lc 1,26-38)