DIOCESI DI GORIZIA

Nutrirsi. Ma di che cosa?

L’immagine del cibo che oggi il Vangelo utilizza davvero ci fa crescere nella fede e soprattutto nella nostra umanità.

Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato quei pani e vi siete saziati, ci sferza Gesù.

Il Signore ci aiuta a salire di livello oltre la nostra natura animale, che funziona grazie al meccanismo bisogno-soddisfacimento e ci rende capaci di leggere la vita in maniera profonda, simbolica.

È vero, infatti, che anche noi troppe volte consideriamo Dio semplicemente come un idolo, direbbe la Scrittura, come qualcosa cioè che dovrebbe garantire il soddisfacimento dei nostri bisogni.

Lo preghiamo per le cose che ci servono, quando siamo nel bisogno; e quando siamo sazi di ogni cosa lo cancelliamo dal nostro orizzonte.

Oppure lo vediamo come il tappabuchi della vita: dove non arriverebbe la comprensione razionale o la scienza medica ad esempio, ecco che invochiamo Dio, salvo arrabbiarci con lui quando le cose non hanno funzionato come ci saremmo aspettati.

Tutto questo è umanamente comprensibile. Ma Gesù ci chiede se possiamo considerare una persona semplicemente come una risposta ai nostri bisogni o come qualcosa che ci serve; o non piuttosto come qualcuno che ci ama e da amare a nostra volta.

Il Signore Gesù si offre a noi come Qualcuno che ci ama, da amare a nostra volta: e questo nutrirà la nostra esistenza, rendendoci capaci di amare come lui ama. Questa cosa fa nuova tutta l’umanità, trasformandola in fratelli, rendendola cioè Chiesa.

Chiediamo la grazia di crescere nella fede vera in Gesù, pane di vita disceso dal cielo, perché così diverremo capaci di amare come lui ama.

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il vangelo

Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».

(Gv 6,24-35)