commemorazione defunti
Già nel II secolo ci sono testimonianze che i cristiani pregavano e celebravano l’Eucaristia per i loro defunti. Nel 998, l’abate Odilone di Cluny rese obbligatoria, in tutti i monasteri sottoposti questa memoria del 2 novembre. Benedetto XV, nel 1915, accordò a tutti i sacerdoti di celebrare in questo giorno più Messe. La liturgia di questo giorno è tutta finalizzata nel far risaltare il mistero pasquale, la vittoria di Gesù sul peccato e sulla morte.
Il messaggio rivoluzionario è che chiunque “Vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna…e io lo risusciterò”, dice il Signore Gesù. Noi sappiamo per esperienza che il corpo si decompone: ma il corpo non è tutto l’uomo! L’uomo come persona è partner del dialogo con Dio, e Lui non lo lascia cadere, non lo dimentica, perché Dio è fedele alle sue promesse.
Il morire non è uno scomparire, ma un esserci in modo nuovo. Sappiamo che chi ci ha preceduto è un “passo oltre” nel cammino della vita. È giunto in cima, mentre noi siamo ancora lungo il sentiero della vita; è oltre la curva, mentre noi siamo ancora lungo il rettilineo. La morte dunque non è la fine di tutto, ma l’inizio di una vita nuova per la quale ci stiamo preparando da tempo.
La commemorazione dei defunti, allora, non è solo un “ricordare” chi non è più presente, quanto un ponte che ci attende alla fine della vita e che ci condurrà all’altra riva alla quale tutti siamo destinati. Un aiuto a non lasciarci affogare dalle tante cose, dimenticando che tutto passa, ma Dio resta.
