Ci colpisce il modo in cui viene descritta la guarigione dalla lebbra di un militare Arameo, straniero per Israele: il suo corpo divenne come il corpo di un ragazzo, dice la Scrittura.
Come se i ragazzi per definizione avessero il corpo e il cuore puri. Come dobbiamo vigilare e stare attenti a non far ammalare i nostri figli della lebbra del consumismo, dell’egoismo, della violenza e del bullismo!
E quel militare guarito continua: ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele. Perché il nostro Dio è capace di guarire dalla lebbra della cattiveria e del peccato e solo lui sa e può farlo.
Ma ha bisogno che noi stiamo al gioco: si immerse nel fiume Giordano sette volte, dice la Parola di Dio del militare guarito, che ha ascoltato e compiuto ciò che gli aveva suggerito il profeta.
Sette volte, come sette sono i sacramenti della Chiesa, gesti semplici, ma meravigliosi, che ci immergono nel Signore Gesù, che immergono i nostri figli nel Dio che guarisce dalla cattiveria.
Li vorremmo soltanto performanti, i nostri ragazzi, o li vogliamo anche buoni, puri?
Anche Gesù guarisce dieci lebbrosi, dieci come le dieci parole della libertà, quasi a suggerire che noi siamo manchevoli in tutti i comandamenti. Ma il Signore Gesù può guarirci!
E quando intima ai dieci: andate a presentarvi ai sacerdoti, quasi per rendere pubblica e vera la guarigione, ci sta dicendo che è indispensabile il legame con la comunità, rappresentata qui dai sacerdoti. Non si riesce a restare guariti se si vive da soli, lontani dalla Chiesa.
Infine, non basta essere purificati, si può essere anche salvati, dice Gesù all’unico straniero tornato a ringraziare. Salvato, perché ha scoperto il Signore nella propria vita, ha saputo dirGli grazie, ha accettato di vivere nell’amicizia con Lui.
E tu, vorresti essere quell’unico tra i dieci?
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il vangelo
Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».
(Lc 17,11-19)