Quando siamo stanchi di tutto…

Pubblicato giorno 8 agosto 2021 - La Parola

Ci intenerisce, il profeta Elia. Sotto una pianta di ginestra, nel deserto, chiede a Dio di farlo morire. È stanco di combattere contro il mondo intero, che sembra andare dalla parte sbagliata, e vuole mollare tutto.

Ci assomiglia, il profeta Elia. Anche noi ci stanchiamo del marito, della moglie, del lavoro, del caldo, di noi stessi a volte. Eppure abbiamo tutto. Forse perché l’ordinario non ci basta, il pane e la vita terrena non ci bastano. L’umano non ci basta.

Ecco perché devono farci sussultare le parole di Gesù: Io sono il pane vivo disceso dal cielo. In lui c’è qualche cosa di più dell’umano. Chi crede in Gesù, pane vivo disceso dal cielo, vive in eterno, già ora, e un giorno Gesù lo risusciterà.

Perché il Signore Gesù è pane della vita. “Se uno mangia questo pane, vivrà in eterno”, ci dice. E comprendiamo che mangiare il pane significa da un lato credere in lui: “chi crede ha la vita eterna”. Ma significa anche nutrirsi di lui con il pane dell’eucaristia: “il pane che io darò la mia carne per la vita del mondo”.

Capiamo allora perché l’apostolo Paolo ci invita a lasciarci amare da Cristo, a imitare lui, mettendo da parte ira, grida e maldicenze, spesso niente altro che sfoghi del nostro essere stanchi di tutto.

Il profeta Elia ci insegna come reagire in modo giusto: tornare al monte dell’incontro con Dio dove tutto è cominciato. Tornare ai giorni della gioia e dello slancio con cui ci offrimmo. Nel nostro matrimonio, ad esempio.

Il pane più che umano che ci consente il cammino è Cristo Gesù nell’eucaristia, pane vivo disceso dal cielo.


«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». (Gv 6,41-51)