La tentazione di Nazareth

Pubblicato giorno 29 gennaio 2022 - La Parola

Che ampio e splendido sguardo ci dona la fede cristiana! Oggi ci viene rivelato che la vita che stiamo vivendo non è semplicemente una “nostra” impresa personale da prolungare il più lungo possibile o non importa come.

E se davvero il Signore Dio ci avesse inseriti in questa esistenza con un compito grande da scoprire, da far nostro, nel quale giocarci offrendoci fino in fondo?

Il profeta Geremia ci spalanca la verità su noi stessi. “Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato”. Non siamo forse “profeti” anche noi, grazie al battesimo e alla nostra cresima?

È vero però che desiderare di affrontare la vita con il Signore e secondo il Signore crea resistenze. Lo scoprì il giovane Geremia, inascoltato e tormentato per anni dai suoi concittadini; lo patì nella sua carne Gesù Cristo stesso.

Ecco allora un primo messaggio per noi: non scoraggiamoci quando ci accorgiamo che la vita di fede non è condivisa, a volte ignorata con sufficienza e dichiarata inutile, se non addirittura contestata duramente.

Piuttosto ascoltiamo con attenzione anche ciò che ci fa soffrire, cercando di imparare anche dal rifiuto e dalle contestazioni. Come ha fatto Cristo Gesù che, pur rifiutato, non rinuncia a lanciare messaggi di Vangelo: se respinto in patria, nel passato il Signore Dio si è già rivolto agli stranieri, ricorda ai Nazaretani.

La tentazione di Nazareth è lasciar cadere la novità del Vangelo perché non ci fa “incuriosire”, perché l’abbiamo già sentito e “sappiamo già”, e non abbiamo bisogno di altro. Che gioia invece con i genitori dei ragazzi di Comunione che si lasciano mettere in gioco e interpellare!

Se “oggi” e “qui” si compie la salvezza, forse manca soltanto il nostro “sì”: vivere la vita come un’offerta di sé a Dio e al prossimo.

Carità, la chiama l’apostolo Paolo.


 

Erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria».

(Lc 4,21-30)